Hai una domanda?
Messaggio inviato Chiudi

Lisosomi: definizione, ruolo e importanza biologica

lisosomi - ruolo e importanza biologica

La scoperta dei lisosomi

A descrivere per la prima volta questi organuli presenti nel citosol per la prima volta fu un biochimico belga, Christian De Duve, venuto a mancare circa dieci anni fa. Questa scoperta risale all’inizio degli anni ’50 e derivò da uno studio approfondito degli epatociti e degli enzimi contenuti al loro interno. 

La formazione di queste strutture parte dall’apparato di Golgi per gemmazione hanno l’aspetto di semplici vescicole, delimitate da una membrana a doppio strato formata da fosfolipidi. In un certo senso ricordano molto i vacuoli delle cellule vegetali, ma si trovano in quelle animali. 

Indice
Supera i Test universitari
Scopri i nostri corsi di preparazione ed entra all'università

La natura degli enzimi contenuti negli organelli 

Al microscopio i lisosomi si presentano come corpi di colore scuro, con forma variabile da sferica a ovoidale o tubulare. Anche le dimensioni sono varie, da un diametro di 0,2 – 1 µm dei più piccoli fino anche a 10 µm. 
 

All’interno di questi organelli troviamo un ambiente acido, con pH intorno a 4,5-5, dovuto agli enzimi che racchiude la loro membrana. Questi si definiscono nel loro insieme idrolasi acide per la funzione che svolgono e il fatto che si attivano a pH acido. Nel dettaglio però troviamo principalmente:

  • Nucleasi, in grado di idrolizzare i legami fosfodiesterici tra le subunità nucleotidiche di DNA e RNA. 
 
  • Proteasi. Questi enzimi contenuti nei lisosomi svolgono una funzione denominata digestione proteica, riducendo le catene polipeptidiche in frammenti più piccoli. A loro volta si suddividono in endopeptidasi ed esopeptidasi
 
  • Glicosidasi, enzimi che scindono i legami degli oligosaccaridi e dei polisaccaridi, oltre che dei glicosidi semplici.
 
  • Lipasi, che hanno la funzione di idrolizzare i legami estere dei trigliceridi e dei fosfolipidi. 
 
  • Fosfatasi. Sono enzimi in grado di rimuovere i gruppi fosfato dalle molecole biologiche. 

Le principali funzioni dei lisosomi

Grazie agli enzimi idrolitici elencati sopra questi organelli possono svolgere un ruolo importante nella regolazione dell’omeostasi cellulare. Possono infatti eliminare molecole biologiche dalla struttura danneggiata o organuli cellulari compromessi all’interno della cellula in modo che questi non le procurino danno. Si tratta di un processo noto come autofagia, in quanto la cellula “digerisce sé stessa”. 

Sempre i lisosomi sono coinvolti nel processo dell’apoptosi cellulare, detta anche morte cellulare programmata. Questa comporta che tutte le vescicole riversino il loro contenuto all’interno del citosol distruggendo la totalità delle strutture indispensabili alla cellula. Si tratta di un processo importante per rimuovere dall’organismo le cellule vecchie o danneggiate.

Questi organelli possono anche intervenire eliminando elementi esterni alla cellula che li contiene, e infatti prendono parte a diversi meccanismi immunitari. Uno di questi è l’uccisione delle cellule bersaglio delle cellule Natural Killer e dei linfociti T citotossici.

Pare che un’anomalia del sistema regolativo di questi organelli possa contribuire alla comparsa dei tumori e della loro diffusione nel corpo. Infatti se questo meccanismo si inceppa non è possibile eliminare le cellule anomale e queste finiscono con il proliferare rapidamente.

La regolazione del pH interno 

Come già detto all’interno dei lisosomi è necessario mantenere un ambiente acido adatto agli enzimi che contengono. Dato che l’ambiente citosolico ha un pH più alto (intorno a 7-7.3) per mantenere il suo valore intorno a 5 è necessario un meccanismo di regolazione. Per la precisione questo si compone di una pompa protonico-potassica, o pià semplicemente di una H+-ATPasi.

Questa pompa sfrutta l’energia fornita dall’ATP per spingere all’interno dell’organello gli ioni H+ necessari per mantenere un pH acido. Per realizzare questo meccanismo l’ATP si lega alla subunità catalitica dell’enzima, viene idrolizzato e l’energia ricavata fa passare gli ioni H+. Una volta avvenuto il passaggio attraverso la membrana degli organelli la pompa rilascia l’ADP e il fosfato inorganico ottenuti. 

Nella cellule possiamo trovare due tipologie di H+-ATPasi, ovvero le V-type e le P-type. Le prime sono quelle che si trovano per l’appunto sulla membrana che delimita i lisosomi, mentre le seconde si localizzano sulla membrana plasmatica. 

Le diverse tipologie di autofagia

Dato che abbiamo descritto l’importanza dei lisosomi in questo processo meglio precisare che questa può avvenire in tre diversi modi. Prima di tutto c’è la macroautofagia, dove si circonda la parte danneggiata della cellula (organello o proteina) con una struttura a doppia membrana che prende il nome di fagoforo
 
L’insieme del fagoforo e delle componenti biologiche compromesse presenti al suo interno costituisce una struttura vescicolare chiamata autofagosoma. Questa poi si andrà a fondere con uno dei lisosomi interni alla cellula diventando un autolisosoma. All’interno di questa vescicola le idrolasi esercitano la loro azione degradando le parti inglobate dal fagoforo in precedenza. 
 
I lisosomi però sono coinvolti anche nella microautofagia, dove non si forma l’autofagosoma bensì le strutture da scomporre entrano negli organelli tramite invaginazioni della membrana. Dunque non c’è bisogno di fondere due vescicole come nella macroautofagia, ma si svolge tutto all’interno del lisosoma.
 
Esiste anche una terza tipologia di autofagia, nella quale però la componente che gioca un ruolo cruciale è la proteina Chaperon HSC70. Questa riconosce le proteine o le strutture danneggiate e con l’ausilio di un’altra proteina le indirizza verso gli organelli perché avvenga la degradazione.
 

Lisosomi primari, secondari e terziari 

All’interno di una cellula possiamo trovare tre varietà di questi organelli, molto diverse fra loro a livello di struttura. Gli organelli primari sono quelli appena gemmati dall’apparato di Golgi dopo la sintesi delle proprie componenti a livello dei ribosomi. Si presentano come vescicole di forma sferica e dimensioni  molto ridotte rispetto ai secondari. Hanno un alto contenuto di idrolasi acide ma non le rilasciano mai all’interno del citosplasma.
 
I lisosomi secondari sono strutture più grandi delle precedenti perché derivano dalla fusione dei primari con altre vescicole contenenti le strutture da “digerire”. Infine i terziari non sono altro che la fase finale di questi organelli, che ormai non contengono più enzimi attivi ma solo materiali di scarto. Arrivati a questo punto alla cellula non resta che espellerli o immagazzinarli al proprio interno formando strutture dette granuli. 
 

La differenza con i perossisomi

Data la funzione dei lisosomi è inevitabile fare un parallelismo con un altro tipo di organelli cellulari, i perossisomi. La differenza principale fra di loro è il contenuto, che nei primi è costituito da enzimi attivi a pH acido e nel secondo da ossidasi, che reagiscono con le molecole biologiche producendo perossido di idrogeno (H2O2).

Vuoi superare i Test Universitari?

Iscriviti alla newsletter di Test Academy per entrare nella più grande Community, ricevere novità sul Test di ammissione e partecipare ai prossimi eventi gratuiti.