Psicologia cognitiva: che cos’è, teorie principali e applicazioni pratiche

Psicologia cognitiva - teorie principali e applicazioni pratiche

Le teorie principali della psicologia cognitiva

La psicologia cognitiva nasce negli Anni ’60, come branca delle scienze psicologiche. Le sue origini si devono al crescente interesse dell’epoca per la comprensione dei processi mentali. Si comprese in quegli anni che la psicologia comportamentale, da sola, non bastava a comprendere questi processi complessi. Da questo limite nasce una nuova branca della psicologia, quella cognitiva.

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Cos’è la psicologia cognitiva

Possiamo considerare la psicologia cognitiva come una delle branche delle scienze psicologiche più efficaci e utilizzate in sede di trattamento. Questa corrente psicologica, infatti, negli anni si è rivelata molto efficace nel trattare diverse tipologie di disturbi mentali.

L’aggettivo “cognitivo” si riferisce alle capacità di pensiero, di conoscenza, che tutti gli esseri umani possiedono. Ognuno di noi, in effetti, è capace di generare pensieri sul mondo e su ciò che ci circonda. Questo, ovviamente, in stato di coscienza: le cognizioni riguardano il mondo che ci circonda.

L’oggetto di studio della psicologia cognitiva sono proprio le cognizioni. Con questo termine intendiamo tutte quelle “reazioni” della mente agli stimoli, che precedono la risposta. Idee e pensieri generati dall’individui influiranno sulla risposta del soggetto al quale appartengono. Avranno cioè un risvolto sia comportamentale che emotivo.

Psicologia cognitiva e comportamentale: le differenze

Abbiamo già anticipato che la psicologia cognitiva è nata negli Anni ’60. Lo stretto legame tra psicologia cognitiva e comportamentale non dovrebbe stupire.

Quella comportamentale era la branca della psicologia dominante nel decennio precedente. Tuttavia, si trattava di una corrente abbastanza riduttiva, che non riusciva a spiegare appieno la complessità della mente.

La psicologia comportamentale si concentra infatti solo su ciò che risulta visibile: il comportamento. La necessità di andare oltre l’osservabile segnò un punto di svolta: era necessario dare importanza anche ai fenomeni cognitivi non visibili.

Fu proprio da questa esigenza che nacque la psicologia cognitiva che, dunque, rappresenta un punto di rottura rispetto a quella comportamentale.

Scienze e tecniche di psicologia cognitiva: le teorie principali

Diversi sono i nomi che hanno contribuito al passaggio dalla psicologia comportamentale a questa nuova corrente. Ai “padri” del cognitivismo dobbiamo la formulazione delle principali teorie che hanno condotto questa nuova branca a diventare una delle protagoniste principali della psicologia odierna.

La teoria degli schemi della mente di Bartlett

Bartlett fu professore di psicologia a Cambridge ed è noto per una delle teorie principali della psicologia cognitiva.

Ci riferiamo alla teoria degli schemi della mente, secondo cui ricordi e pensiero vengono ridotti mediante modelli concettuali. Le persone, in sostanza, utilizzano queste strutture per interpretare e organizzare le informazioni acquisite.

Le informazioni vengono semplificate per rievocare i ricordi e i dati con più facilità.

Bruner e le tipologie di apprendimento

A Bruner si deve invece una teoria della psicologia cognitiva che ha a che fare con l’apprendimento e l’insegnamento. Lo studioso ha categorizzato tre tipi di apprendimento: iconico, simbolico e operativo.

Sulla base di questa distinzione, l’apprendimento dovrebbe diventare un processo attivo. Ben lungi dall’esaurirsi a una semplice ricezione delle informazioni, la conoscenza dovrebbe prevedere l’interazione col mondo esterno e con gli altri.

Le Intelligenze Multiple di Gardner

Una delle teorie più note della psicologia cognitiva è quella delle Intelligenze Multiple formulata da Gardner. Secondo questa famosissima teoria, esistono almeno otto tipi di intelligenza, presenti in ogni individuo, ma che ciascuno sviluppa in maniera o maggiore o minore.

Gli otto tipi di intelligenza individuati da Gardner sono:

  • intrapersonale
  • interpersonale
  • logico-matematica
  • visivo-spaziale
  • corporeo-cinestetica
  • linguistica
  • musicale
  • naturalistica.

Sternberg e la teoria dell’amore

La psicologia cognitiva ha contribuito allo sviluppo di una particolare teoria che riguarda l’amore. Ci riferiamo alla teoria triangolare di Sternberg.

Secondo questo postulato, l’amore è composto da tre elementi necessari, ossia passione, intimità e compromessi.

Sternberg tendeva a concepire come “triangolare” anche l’intelligenza, vista come una capacità composta da tre componenti: analitica, creativa e pratica.

Questa triarchia lavora in simbiosi e consente l’adattamento al mondo.

Piaget e lo sviluppo cognitivo

Infine, tra i padri della psicologia cognitiva non possiamo non citare Jean Piaget, noto per la sua teoria dello sviluppo cognitivo.

Per Piaget, tale sviluppo avviene per tappe, percorrendo le quali si creano strutture logiche sempre più complesse.

Psicologia cognitiva applicata: il trattamento pratico

Siamo ormai pienamente consapevoli del fatto che le cognizioni possono influire sul comportamento a diversi livelli. È proprio per tale ragione che la psicologia cognitiva applicata è ampiamente sfruttata in sede di trattamento dei problemi psicologici.

La terapia cognitiva viene utilizzata per permettere al paziente di lavorare su pensieri ed emozioni. Il terapeuta, in questo senso, aiuta il paziente a modificare i propri processi mentali e a indirizzare questi cambiamenti verso le risposte e i comportamenti visibili.

Si lavora, cioè, sulle cognizioni, che vengono esaminate nei dettagli. Il terapeuta aiuta il paziente a comprenderle e a capire se intende sostituirle o tenerle.

In caso di sostituzione, si cambieranno le vecchie cognizioni con altre, che devono aderire maggiormente alla realtà.

In termini pratici, lo psicoterapeuta analizza insieme al paziente tutti quei pensieri che non aderiscono alla realtà che ci circonda. Le cognizioni vengono messe in discussione: il terapeuta mone domande per far sorgere dei dubbi al paziente.

In questo modo, la persona stessa metterà in discussione le cognizioni esagerate e le potrà sostituire con cognizioni più “sane” e obiettive.

Ambiti applicativi

La psicologia cognitiva trova applicazione in diversi ambiti. Negli anni, questa branca della psicologia si è rivelata ottimale nel trattamento di alcuni disturbi mentali, come la depressione.

In questo caso, il terapeuta aiuta il paziente a sviluppare delle cognizioni positive. Affiancare la terapia cognitiva a quella farmacologica permette così di mantenere i risultati positivi anche quando i farmaci verranno sospesi.

La psicologia cognitiva ha inoltre dato ottimi risultati in pazienti con comportamenti aggressivi e disturbi antisociali. Lavorare sulle cognizioni permette infatti di arginare i comportamenti aggressivi.

Infine, la psicologia cognitiva trova applicazione anche in ambito educativo. È noto infatti come lo sviluppo della metacognizione possa migliorare l’apprendimento.

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