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Permafrost: che cos’è e cosa succede in caso di fusione

permafrost

Permafrost: perché si scioglie e quali sono le conseguenze

Il termine “permafrost” potrebbe sembrare tecnico e lontano dalla nostra quotidianità, ma la sua esistenza e il suo scioglimento rappresentano questioni di estrema rilevanza per il nostro pianeta. Qual è il significato di questa parola? E perché dovremmo preoccuparci se il permafrost si scioglie? 

In questo articolo vedremo tutto ciò che c’è da sapere sul permafrost e le sue implicazioni, rispondendo alle domande più frequenti.

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Qual è il significato di permafrost?

Cominciamo con la definizione.
Il termine “permafrost”, o permagelo in italiano, si riferisce a un tipo di terreno che rimane perennemente ghiacciato per almeno due anni consecutivi.

Questo fenomeno si verifica nelle regioni più fredde del pianeta, come l’Artico, la Siberia e l’Alaska. Tuttavia, il permafrost non è fatto solo di ghiaccio: contiene anche terra, rocce e materiale organico congelato.

Caratteristiche:

  1. Profondità variabile: lo spessore del permafrost può variare da pochi metri a oltre 1.500 metri, come in alcune zone della Siberia.
  2. Sensibilità climatica: lo strato superficiale è il più vulnerabile ai cambiamenti climatici, sciogliendosi durante le estati più calde.

Non è solo una questione di temperature sotto zero: il permafrost è un archivio naturale, che custodisce al suo interno gas, sostanze inquinanti e persino virus antichi.

Nel dettaglio, la presenza del Permafrot si estende anche ad aree montuose come le Alpi, oltre i 2.600 metri di altitudine. Il permafrost può raggiungere una profondità di 1.500 metri in Siberia e custodisce elementi biologici e chimici congelati da migliaia di anni.

Cosa sapere sul permafrost

  1. Superficie e profondità: lo strato più superficiale si scioglie stagionalmente, mentre quello più profondo rimane intatto da oltre 10.000 anni.
  2. Distribuzione globale: copre circa 22,8 milioni di km² nell’emisfero settentrionale.
  3. Importanza climatica: funziona come un “archivio climatico” che conserva dati preziosi sul passato ambientale.

Dove si trova il permafrost?

Il permafrost si estende per circa 23 milioni di chilometri quadrati nell’emisfero settentrionale, coprendo il 25% del territorio di queste aree. Si trova principalmente in:

  • Groenlandia
  • Alaska
  • Russia
  • Europa orientale
  • Cina


Ma attenzione: il permafrost non è esclusivo delle regioni artiche. Può trovarsi anche in alta montagna, come sulle Alpi, oltre i 2.600 metri di quota.

Cosa succede se il permafrost si scioglie?
Questa è la domanda cruciale. Lo scioglimento del permafrost comporta una serie di conseguenze potenzialmente devastanti per l’ambiente e l’umanità.

Rilascio di gas serra

Il permafrost contiene enormi quantità di carbonio sotto forma di gas metano e anidride carbonica, intrappolati nel ghiaccio da migliaia di anni. Quando il terreno si scongela, questi gas vengono rilasciati nell’atmosfera, amplificando l’effetto serra.

Ecco il meccanismo:

  1. Aumento delle temperature: lo scioglimento accelera il rilascio di gas serra.
  2. Effetto domino: più gas serra significano un riscaldamento globale ancora più rapido.

Secondo studi recenti, le emissioni di CO2 dal permafrost potrebbero aumentare del 17% entro il 2100, aggravando ulteriormente la crisi climatica.

Impatti sugli ecosistemi

Alterazione delle correnti oceaniche
Lo scioglimento del permafrost può abbassare la salinità degli oceani, influenzando correnti come la Corrente del Golfo.

Rischi geologici
Il terreno instabile può provocare frane, valanghe e inondazioni nelle aree montuose.

Cosa sono i Taliks?

Un altro termine interessante legato al permafrost è “Taliks”.
Si tratta di strati di terreno non congelati che si trovano in aree caratterizzate dal permafrost.

Dove si trovano?
Solitamente sotto fiumi o laghi profondi che non ghiacciano completamente.

Perché sono importanti?
I Taliks possono accelerare il processo di scongelamento circostante, agendo come punti caldi locali.

A differenza del permafrost, che rimane ghiacciato per almeno due anni consecutivi, i taliks restano al di sopra dello zero termico per tutto l’anno, anche in aree caratterizzate da temperature estremamente basse.

Esistono diversi tipi di taliks, a seconda della loro posizione rispetto al permafrost:

  • Taliks sovrapposti (suprapermafrost taliks): si trovano tra la superficie del suolo e il permafrost sottostante, spesso formati dal calore generato da corpi idrici superficiali o dall’isolamento dato dalla neve;
  • Taliks interni (interpermafrost taliks): strati di terreno non congelato che si sviluppano all’interno del permafrost continuo, a causa della presenza di acqua sotterranea calda o di variazioni locali di temperatura;
  • Taliks sottostanti (subpermafrost taliks): situati al di sotto del permafrost, sono spesso generati da fonti geotermiche che impediscono il congelamento del terreno.


Il Legame tra Taliks e Permafrost

I Taliks sono fondamentali per la dinamica del permafrost perché influenzano il movimento dell’acqua sotterranea e la stabilità termica del suolo.

Quando il permafrost si scioglie a causa del cambiamento climatico, i taliks possono espandersi, accelerando il processo di degradazione del permafrost stesso. Questo fenomeno può portare a conseguenze come

  • Emissione di gas serra: la fusione del permafrost libera grandi quantità di metano (CH₄) e anidride carbonica (CO₂), contribuendo al riscaldamento globale.
  • Instabilità del suolo: la comparsa di taliks può causare cedimenti del terreno, mettendo a rischio infrastrutture ed ecosistemi.
  • Modifiche all’idrologia: i taliks possono alterare i flussi d’acqua sotterranei, influenzando la disponibilità di acqua nelle regioni artiche e subartiche.

Il monitoraggio dei taliks è quindi essenziale per comprendere l’evoluzione del permafrost e le sue implicazioni sul clima globale.

Scenari futuri sul pericolo dello scioglimento del permafrost

Guardare al futuro significa anche affrontare scenari allarmanti. Il permafrost non è solo una questione climatica, ma anche sanitaria e ambientale.

Lo scioglimento del permafrost potrebbe liberare virus e batteri intrappolati per millenni.
Pensiamo al caso dell’antrace in Siberia nel 2016, dove il batterio è stato rilasciato da una carcassa di renna scongelata. Ma non è tutto:

  1. Sostanze tossiche: il permafrost contiene oltre 1,6 milioni di tonnellate di mercurio, una sostanza altamente tossica.
  2. Impatto sulla catena alimentare: il rilascio di queste sostanze potrebbe avere conseguenze devastanti sugli ecosistemi marini e terrestri.


Il ritiro del permafrost può influire anche sull’agricoltura, sull’approvvigionamento idrico e sull’energia idroelettrica.
Inoltre, le comunità che vivono nelle regioni artiche potrebbero trovarsi costrette a migrare a causa dell’instabilità del terreno.

Come possiamo intervenire?

Non esiste una soluzione immediata, ma alcune misure possono rallentare il processo:

  • Riduzione delle emissioni di CO2 e metano, tramite l’uso di energie rinnovabili.
  • Protezione delle aree artiche, con politiche di conservazione ambientale.
  • Monitoraggio scientifico costante, per prevedere e prevenire i danni.


Il permafrost è un indicatore chiave dei cambiamenti climatici. Il suo scioglimento non è solo un problema ambientale, ma un’emergenza globale che richiede un’azione immediata.

Conclusioni

Il permafrost è molto più di un semplice strato di terreno ghiacciato: è un termometro naturale del cambiamento climatico e un custode di pericoli nascosti. Il suo scioglimento non è solo un fenomeno locale, ma una questione globale che richiede l’attenzione di tutti.

Cosa possiamo fare?
Educazione e azione sono le chiavi. Ridurre le emissioni di gas serra è essenziale per rallentare questo processo, ma anche comprendere meglio il permafrost è fondamentale. Perché solo conoscendo possiamo davvero agire.

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