Come nasce il programma Erasmus plus
Questo progetto europeo negli anni ha cambiato il suo nome, dato che appena avviato nel 1987 si chiamava Erasmus. Il termine plus è arrivato quasi trent’anni dopo, nel 2014, e in quasi quarant’anni di attività il programma ha coinvolto più di 13 milioni di studenti.
Il nome del progetto deriva dall’abbreviazione di EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students. In più richiama Erasmo da Rotterdam, teologo e umanista del 1500 che nella sua vita viaggiò in tutta Europa.
Che opportunità offre il programma
Partecipare ad Erasmus plus può rivelarsi un’esperienza di vita per i giovani, perché offre la possibilità di prendere contatto con altre culture e ampliare la mente. Di base si tende a far coincidere il progetto con i periodi all’estero che si svolgono durante gli studi universitari, ma non è del tutto corretto. Per quanto sia vero che in questo ambito se ne parla più di frequente che in altri.
Infatti si può prendere parte al programma sia prima della maturità (già dalla scuola dell’infanzia) che dopo il termine degli studi universitari. Oltre agli studenti possono avere l’opportunità di partecipare anche gli insegnanti e i dirigenti scolastici, per arricchire e aggiornare la propria formazione, così come altre figure che lavorano nel settore scolastico.
Erasmus plus accoglie volentieri anche i giovani di età compresa fra i 13 e i 30 anni che operano all’interno di organizzazioni che svolgono attività per i ragazzi. Vale sia per le Ong che per le associazioni e le cooperative afferenti al settore della gioventù. Anche il settore dello sport permette di entrare nel programma, sia che ci si lavori da professionisti che come personale volontario.
Infine possiamo precisare che anche i formatori e i professionisti in generale che lavorano all’interno delle imprese e nell’ambito della formazione per adulti possono arricchire il proprio bagaglio culturale con questa esperienza.
Le “azioni chiave” in cui si articola Erasmus plus
Per coinvolgere sempre più persone e in particolare i più giovani in questo bando di mobilità europeo sono tre i punti su cui si spinge. La prima di queste “azioni chiave” (Key Action 1 – KA1) punta a incoraggiare verso il programma organizzando attività didattiche ad hoc in modo da dare tutte le informazioni necessarie. Oltre alle scuole anche le organizzazioni giovanili possono puntare su questa azione, definita come mobilità individuale ai fini dell’apprendimento.
La Key Action 2 (KA2) cerca di portare nel programma Erasmus plus delle idee innovative e cerca di arricchirlo agendo su cinque punti saldi. Tra questi troviamo le partnership strategiche per favorire uno scambio fruttuoso di esperienze e le alleanze per le abilità settoriali. Si tratta di una pratica che punta a far ottenere ai partecipanti delle abilità spendibili nel mercato di lavoro allineando la formazione erogata a quella richiesta.
Sempre all’interno della KA2 rientrano i progetti di sviluppo delle competenze sia nel campo dell’istruzione superiore che in quello del settore dedicato alla gioventù. Una pratica che punta sia a potenziare le tecniche di apprendimento non convenzionale che a favorire l’internazionalizzazione della formazione e dell’istruzione scolastica.
L’ultima azione chiave (KA3) è il sostegno alla riforma delle politiche. Il programma vuole infatti incentivare i giovani a partecipare alla vita democratica ed esprimersi prendendo coscienza del fatto di poter portare avanti così anche i propri interessi. Per farlo si cerca di promuovere il dibattuto fra gli studenti e i responsabili politici.
I Paesi che aderiscono al programma
In questo gruppo rientrano prima di tutti gli Stati parte dell’EFTA (European Free Trade Association) che sono anche membri del SEE (Spazio Economico Europeo). Sono tre, ovvero la Norvegia, il Liechtenstein e l’Islanda. Ma Erasmus plus si estende anche ai Paesi che sono candidati all’ingresso nell’UE o già in via di adesione, ovvero la Turchia, la Macedonia e la Serbia.
Questi sei Stati prendono parte a tutte le azioni previste dal progetto, esattamente come i Paesi membri dell’UE. In alcune circostanze particolari però la mobilità può estendersi anche a Paesi terzi non associati al programma, ma solo per alcuni azioni. Inoltre scegliere uno Stato non legato all’UE comporta una minore assistenza durante il periodo all’estero rispetto a chi invece si sposta in un Paese associato.
Nel 2023 sono state emesse dal Consiglio Europeo delle limitazioni nei confronti della Bielorussia e della Federazione Russa. Per la precisione le azioni interdette sono la Key Action 2 e le azioni Jean Monnet per quanto riguarda l’istruzione superiore. Queste azioni sono volte a promuovere l’eccellenza nell’insegnamento e nella ricerca.
Come fare domanda per Erasmus plus
Prima di tutto occorre aprire un account EU Login, processo che richiede appena 5 minuti. Una volta conclusa la registrazione si può accedere direttamente da app mobile, ma l’iter non finisce qui. Dopo l’account EU Login bisogna ottenere il codice OID passando per la piattaforma ORS se si è un’organizzazione, o avere a disposizione l’OID dell’ente che organizza il progetto a cui si vuole aderire.
Questo processo però vale per le azioni gestite dalle singole Agenzie Nazionali. Per le Azioni centralizzate, la cui gestione è curata dalla Commissione Europea e altri organismi UE, c’è un’altra piattaforma a cui fare riferimento. Vale a dire “Sedia”, o meglio la piattaforma Funding and Tenders Portal.
I moduli per presentare la candidatura ad Erasmus plus per comodità sono disponibili in tutte le lingue ufficiali dei paesi aderenti. Si possono quindi trovare anche in italiano, oltre che in inglese, francese, spagnolo ecc…